Luca Tramontin ci racconta come sono andate le riprese della fiction Sport Crime realizzate a Povegliano Veronese, comune che dista poco meno di 20 chilometri dal centro di Verona e 5′ di macchina dall’aeroporto Valerio Catullo di Villafranca.

Luca, cos’ha avuto di particolare questa sessione di riprese?
Credo ci siamo avvicinati alla perfezione. Con tutti i limiti da “incoronamento” abbiamo rispettato una scaletta molto fitta, le immagini sono da Grammy Award, scrivilo pure. Abbiamo dormito poco ma bene e ci sono state anche un paio di ore per visitare, capire, divertirsi. Un nostro socio ha detto che preferisce sgobbare con noi a Povegliano che andare in vacanza. Calcola comunque che veniamo trattati bene ovunque perché la selezione dei luoghi parte dalle persone, Porto Tolle, Rjieka, Ronago… 

Perché avete scelto Povegliano Veronese?
In ogni fotogramma dobbiamo immettere qualcosa di sconosciuto, molto bello, e molto nuovo per lo spettatore della Siberia, della Nigeria o del Texas. Questo buffo mantra vale per i contenuti, per le trame, per i personaggi, per i finali e per i posti. Vogliamo affiancare e non combattere Blacklist, Lost o Homeland. Povegliano è piena di segreti, angoli, stranezze, e questa è la verità aziendale di SPORT CRIME, ma ce n’è un altra.

Quale?
Il famoso «lato umano» che tutti mettono in quelle c… conformistiche “mission”, per poi sbattersene i “sentiment”. Ormai i falliti parlano tutti così. Noi no, usiamo certe brutte parole, ma facciamo un veicolo imprenditoriale dei rapporti umani. Quando un regista o assistente stanco ti dice “io qui ci porto i bambini” le immagini vengono meglio, nessun effetto speciale o super-camera auto-fischiante può pareggiare. Pietro Guadagnini ci ha contattati in diretta sulla pagina di SportdiPiù, dando secondo me l’esempio di come si promuove il territorio e di come si alzano le entrate comunali. Lui, in rappresentanza dell’amministrazione comunale, e Riccardo Cordioli come Proloco sono stati efficienti e lungimiranti, hanno lavorato di squadra con velocità, cura e competenza, non solo dando supporto logistico, ma comprendendo a fondo i bisogni della produzione e delle persone, alimentando la troupe non solo con un eccellente risotto col tastasal (il regista ne parla ancora adesso), ma anche con curiosità sul territorio che hanno fatto sentire tutti più coinvolti e partecipi. E questo nelle immagini si vede! Povegliano andrà nel mondo, per il momento solo con una quindicina di scene, poi (sono sicuro) con un episodio intero che stiamo studiando. Gli altri sindaci che non hanno nemmeno risposto alle mail faranno le vittime .

Un episodio?
Mi sono divertito a sentire la storia dei piatti locali, i tipi di riso, le differenze con gli altri paesi. Pietro ha spiegato una catena di cose che meriterebbero un episodio. Tutti preoccupati perché non potevo mangiare, ma io mi diverto a vedere gli altri che mangiano così. Mi fa schifo chi ingurgita blocchi interi parlando o telefonando, senza sapere cosa ficca nell’infelice esofago, ma quando vedo mangiare, capire, divertirsi in quel modo mi sento come mangiassi qualche grammo anch’io.

Un posto?
Il parco, ma soprattutto le risorgive. Per una fiction a volte ti serve lo scantinato brutto, e deve essere brutto, questo si fa fatica a spiegarlo e ottenerlo, in genere tutti vogliono fare bella figura come fosse il filmino del matrimonio, noi invece abbiamo una trama da appoggiare alle immagini. La metropoli di Poveg-liano però ci ha fornito in Riccardo Cordioli anche uno “del mestiere” che ci ha spostati alla velocità della luce tra il bello e il necessario.

La tua scena?
Se la racconto Daniela mi cucina “col tastasal” come il risotto che ha fatto Pietro. Diciamo che è una scena molto fisica, può fare un po di paura ma se ti riscaldi bene, ti prepari e sei abituato al terreno non c’è nessun problema. Guardi il monitor e dici “wow, sono io”, anche dopo 300 anni di televisione. Era l’ultima, abbiamo concluso al Bar del tennis all’1 di notte. Io ero pieno di fango, fradicio, e con la faccia da crime, ho dovuto mettere tranquille le ragazze del tavolo a fianco.

Ci sarà pur stato un inghippo, un lato negativo?
Due. Dover partire di mattina il giorno dopo, anche se lo spazio per una visita ce lo siamo preso, e adesso vengo al punto davvero brutto: appena arrivato ho rotto una bottiglia grande di Bozično Pivo, una birra croata rituale, natalizia, che volevo bere lì, in quel posto, con 3 amici/colleghi che si sono rivisti a Povegliano dopo decenni. Volevo metterla dove faceva un po’ più freddo e con la mia grazia… crash. Gone, spacada.